sabato 21 marzo 2015

LOTTA ALLA CRIMINALITÀ: IL PARLAMENTO SI ACCINGE A VARARE UNA LEGGE CHE INASPRISCE LE PENE PER I POLIZIOTTI.


Il 23 marzo prossimo approda alla Camera dei Deputati il disegno di legge contro la tortura, un provvedimento assolutamente inaccettabile e da sempre avversato ferocemente dalla Consap. Il provvedimento, più volte rimaneggiato e spesso oggetto di divisioni anche all'interno della stessa maggioranza, introduce di fatto il reato di tortura nell'ordinamento italiano che resta però un reato comune, punito con la reclusione da 4 a 10 anni, mentre in molti altri paesi europei è considerato tale solo se commesso da un pubblico ufficiale. Nella versione licenziata dalla commissione Giustizia della Camera il fatto che venga commesso da un pubblico ufficiale è considerato come un’aggravante con pene che vanno dai 5 ai 12 anni. Nel nuovo testo rischia la condanna da 4 a 10 anni chiunque, con violenza o minaccia, “ovvero con violazione dei propri obblighi di protezione, di cura o di assistenza intenzionalmente” cagiona “ad una persona a lui affidata o comunque sottoposta alla sua autorità, vigilanza o custodia”, acute sofferenze fisiche o psichiche “al fine di ottenere, da essa o da un terzo, informazioni o dichiarazioni. Se tutti questi fatti vengono commessi da un pubblico ufficiale o da un incaricato di pubblico servizio, “con abuso dei poteri o in violazione dei doveri inerenti alla funzione o al servizio”, si applica la pena della reclusione da 5 a 12 anni. Qui sta l’inghippo secondo la Consap. Vi è il rischio concreto che a qualsiasi reazione dei poliziotti durante un arresto, per esempio, possano scattare denunce, con lunghi e complessi procedimenti di accertamento dei fatti che potrebbero favorire millantatori e criminali pronti a farsi scudo di presunte “torture” tutte da verificare. Come se non bastasse, poi, il ddl prevede anche il reato di “istigazione del pubblico ufficiale a commettere tortura”. Il pubblico ufficiale o l’incaricato di un pubblico servizio che nell'esercizio delle sue funzioni istighi un collega a torturare qualcuno, se l’istigazione non è accolta, o se è accolta ma il delitto non è commesso, è punito con la reclusione da 6 mesi a 3 anni. In buona sostanza il tanto decantato inasprimento delle pene promesso dal Ministro Alfano e dal Governo Renzi rischia di consumarsi esclusivamente a danno dei poliziotti.