lunedì 22 giugno 2015

Blocco degli stipendi pubblici: martedì si pronuncia la Corte Costituzionale.

 Innocenzi, valga per i poliziotti lo stesso principio di specificità che ha salvaguardato gli stipendi dei magistrati.

Martedì 23 giugno la Corte Costituzionale è chiamata a pronunciarsi sulla legittimità del blocco dei contratti pubblici, e quindi anche degli appartenenti alla Polizia di Stato.Tra arretrati, riallineamento e inserimento della spesa nel Def e nel bilancio pluriennale, l’Avvocatura dello Stato, che per conto della Presidenza del Consiglio difenderà la legge sub judice, stima in 35 miliardi il costo di un’eventuale pronuncia di illegittimità, come risulta dalla memoria difensiva. Nel dettaglio, la Corte dovrà esaminare la tenuta costituzionale delle norme che hanno congelato i contratti dei pubblici dipendenti dal 2011 al 2013 attraverso il decreto legge 78/2010, il cosiddetto “anticrisi”, e la successiva proroga del blocco per il 2014.
La Consap com'è noto avverso il blocco ha proposto un ricorso giurisdizionale collettivo al fine di far valere nei confronti dei poliziotti lo stesso principio di spcificità che garantì ai magistrati di evitare il blocco. Secondo il nostro ricorso, infatti, anche ai poliziotti deve essere applicato il principio che il blocco stipendiale espone "al rischio di interferenze". I dati Istat 2010-2015, che abbiamo allegato agli atti del nostro ricorso – dichiara Giorgio Innocenzi, Segretario Generale Nazionale della Consap – dimostrano che gli stipendi pubblici sono fermi da 5 anni. Per questo dalla pronuncia della Corte Costituzionale ci aspettiamo -prosegue Giorgio Innocenzi - il ricooscimento di due aspetti fondamentali: la difesa del diritto violato alla contrattazione collettiva, che è un diritto costituzionale al pari dell’equilibrio di bilancio ed il fatto che si faccia gravare l’onere dovuto alla crisi del debito sovrano su una sola categoria, con pregiudizio di un principio democratico.