martedì 25 marzo 2014

Appello delle strutture Consap Sicilia

Appello delle strutture Consap Sicilia al Ministro dell'Interno Alfano.

Gentile Ministro Alfano, noi non meritiamo di essere trattati come figli indesiderati o figliastri di una Italia che dimentica che la Sicurezza è uno dei beni primari di uno Stato di diritto. La sicurezza è un investimento e non un costo, e senza una vera sicurezza non ci può essere nessuna ripresa economica, a maggior ragione in una Terra, come la nostra, dove il malaffare ha costituito e costituisce gruppi di potere malauguratamente ben articolati su tutto il territorio nazionale. La gente ha bisogno di noi, l’Italia ha bisogno di noi….eppure continuiamo ad essere umiliati nella nostra professionalità, nelle nostre prerogative e nei nostri diritti e, chiaramente, tutta la popolazione ne fa le spese. Di certo la mancanza della certezza della pena è quello che più umilia il nostro lavoro e le nostre fatiche, mettendo in pericolo la sicurezza dei cittadini: noi i malviventi li assicuriamo alla giustizia ma poi, fin troppo spesso, li vediamo di nuovo in giro, liberi. Ma se la certezza della pena non rientra nei compiti specifici dei poliziotti (ma come cittadini ci augureremmo che chi fa del male venisse messo in una condizione tale da non poter più nuocere alla Comunità!), non possiamo che levare un grido di dolore, e di sincera preoccupazione per noi e per i cittadini, per tutto quello che gli ultimi Governi e il Dipartimento della Pubblica Sicurezza stanno attuando contro di noi, spingendoci verso il baratro dell’ inefficienza, nostro malgrado
Da dove vuole che cominciamo? Hanno congelato i nostri stipendi, bloccati dal 2010; ci hanno tagliato gli straordinari e le missioni, negato gli automatismi stipendiali (come gli assegni di funzione e gli aumenti di stipendio per passaggi di grado), tutti emolumenti che in una architettura stipendiale sostanzialmente povera come la nostra rivestono un ruolo fondamentale. A causa della peculiarità dei nostri compiti, degli obblighi e delle limitazioni personali, previsti dalle leggi e dai nostri regolamenti (questi ultimi andrebbero urgentemente aggiornati dato che sono ancora permeati di uno spirito e di una rigidità quasi Ottocentesca); il nostro comparto ha avuto riconosciuto nel passato la Specificità per le carriere, i contenuti del rapporto di impiego e della nostra tutela economica, pensionistica e previdenziale. Ma tutto questo, di fatto, è andato via con un colpo di spugna. Da anni parlano di un riordino delle carriere…le nostre carriere sono fatte a compartimenti stagno, con operatori che sono Assistenti Capo da oltre 10 e che, lavorativamente, moriranno tali e non hanno pertanto alcuna prospettiva di crescita lavorativa, professionale: che non hanno più stimoli se non nell’amore proprio e verso quello di una professione sempre più rischiosa. Siamo stati costretti ad attendere un decennio prima che si fosse in grado di bandire un concorso interno per ispettore o sovrintendente e ad aspettare altri anni perché questi concorsi vengano espletati in maniera decente. Ci costringono ad usare autovetture vecchie, la metà delle quali prive di revisione; la pulizia dei locali dove lavoriamo, e dove riceviamo il pubblico, è ormai chimera, dopo i tagli vertiginosi che le Prefetture hanno fatto a questi capitoli di spesa; i nostri mezzi per fare le indagini sono pochi, insufficienti. Abbiamo un’età media di oltre 40 anni, e tra dieci anni andremmo volentieri in giro ad acchiappare i ladri con le badanti pronte ad assisterci, ma con i tagli sulle pensioni non potremo permetterci il lusso di qualcuno che si occupi di  noi! Dopo avere cominciato a smantellarci, hanno deciso di investire sulla militarizzazione della Sicurezza e dell’Ordine pubblico: ma per quale ragione affidare ai militari la gestione della sicurezza delle nostre città? Stanno investendo su Eurogendfor, una forza pubblica trans-europea, alla quale possono partecipare solo polizie militari, come i Carabinieri! Adesso con il pretesto della revisione delle spese, a noi dire spending review risulta odioso, vogliono chiudere oltre 260 presidi di Polizia, alcuni dei quali fondamentali per la sicurezza dei cittadini. Luoghi dove si lotta contro reati ignobili quali la pedopornografia e lo stalkeraggio, ma anche reati più comuni come i borseggi e furti alle stazioni ferroviarie! Siamo i primi a chiedere una ristrutturazione vera della Polizia di Stato, delle forze dell’ordine in Italia. Ma un qualcosa di serio, fatto con criterio e giustizia, che cominci proprio con l’accorpamento delle forze di Polizie (ben 11 in Italia, unico paese con questi numeri a due cifre!), delle sale operative e la distribuzione dei compiti sul territorio in sinergia di intenti. E’ da lì che si possono recuperare centinaia di migliaia di Euro, senza umiliare gli operatori di polizia, senza ridurli alla fame e senza mettere a repentaglio la sicurezza dei Cittadini. Tagli, accorpamenti e quant’altro di negativo per la Polizia e per la sicurezza in Italia sta avvenendo, soprattutto negli ultimi mesi, ormai si succedono quasi in automatico, con un processo preoccupante di graduale estromissione delle organizzazioni sindacali, e quindi della democrazia.
Signor Ministro, Le chiediamo di intervenire subito e porre fine questo scempio che sta smantellando la sicurezza civile nel nostro paese.
La Polizia di Stato è baluardo e garanzia della Democrazia in Italia, ragion per cui indebolendo la Polizia si indebolisce il nostro sistema democratico.